3:. Lavorazione e Produzione della Lavanda sui Monti Sibillini

La lavanda non presenta particolari difficoltà nell’adattarsi ai vari tipi di terreni. E’ una pianta legnosa che raddoppia il suo volume anno dopo anno fino a circa 7-9 anni di età dove  raggiunge il massimo del suo splendore e mantiene la sua produzione costante nel tempo.

Il trapianto dal vaso al terreno abitualmente lo si compie durante il periodo autunnale a seguito dell’aratura e fresatura del suolo. L’operazione può essere fatta anche in primavera ricorrendo, in caso di siccità durante la stagione estiva, alla fornitura di acqua sulle stesse solo per il periodo strettamente necessario, in quanto le radici hanno avuto minor tempo di espandersi in profondità.

In condizioni normali la pianta della lavanda non ha necessità di apporti di acqua se non quella piovana e predilige i terreni aridi adattandosi al meglio su qualsiasi suolo. Il raccolto si ottiene già dal primo anno e le opere di manutenzione della piantagione sono limitate alla pulizia dell’erba tra le file e tra le piante a seconda delle necessità (4-5 volte all’anno) e non necessita di concimazione, fertilizzazione o trattamenti antiparassitari.

Gli animali che popolano il territorio non nutrono particolare interesse per questa pianta poiché, essendo legnosa e molto profumata, gli stessi tendono a non avvicinarsi ad esclusione, forse, di alcuni come i caprioli. Per la realizzazione del Progetto si prevede, in via cautelativa, di predisporre comunque una recinzione metallica fissa per evitare l’avvicinarsi di qualsiasi soggetto.

Durante il periodo di luglio si provvede alla mietitura degli steli che contengono all’estremità i fiori della lavanda attraverso l’uso di un falcetto a mano poiché il quantitativo non necessita dell’impiego di appositi mezzi automatici. Il raccolto viene poi posto per qualche giorno al sole per procedere all’essiccatura dei fiori che avviene molto rapidamente. Dopodiché viene lavorato a mano per “sgranare” gli steli e confezionare i sacchetti destinati alla vendita.

Al primo anno si può contare su una produzione di circa 1-2 sacchetti fino ad arrivare a 40-50 sacchetti per pianta all’apice della produttività.

La potatura della lavanda rappresenta un’operazione di fondamentale importanza per assicurare una crescita equilibrata ed armoniosa della pianta. Essa deve essere effettuata una volta concluso il periodo di fioritura, eliminando circa i due terzi della vegetazione nata durante i mesi precedenti, oltre, naturalmente, a eventuali spighe secche. Il rischio di vedere per alcune settimane una pianta un po’ spoglia è evidente ma si tratta di una necessità imprescindibile per assicurare la sua salute; non va dimenticato, inoltre, che la lavanda sarà già tornata uniforme e compatta entro la fine di settembre e col tempo rifiorirà di nuovo. Insomma, se ben curata questa specie è in grado di durare oltre venti anni senza problemi.

Al 2012, la Lavanda risulta essere al 2° posto tra le piante officinali più coltivate in Italia.

Specie e Superficie investita in Italia (ha)

Menta – 253,54
Lavanda – 136,64
Camomilla – 123,10
Finocchio – 78,21
Salvia – 68,45
Melissa – 47,69
Coriandolo – 37,00
Origano – 24,25
ecc…

* Fonte FIPPO (Federazione Italiana Produttori Piante Officinali)